Il luogo di culto, immerso nel verde di una vallata, fu voluto per espresso ordine della Vergine che apparve, ad inizio del 1600, ad una bambina che la tradizione ha identificato con la dodicenne Antonietta Fava.
Il testo Zodiaco di Maria, scritto da Padre Serafino Montorio e pubblicato nel 1715, riporta, alle pagine dalla 123 alla 126, una relazione manoscritta del Vescovo diocesano del 4 luglio 1711. Il racconto popolare tramandato oralmente dai fedeli si discosta poco da quello riportato sul libro. Scrive Padre Montorio che, presso il luogo detto Vignali, viveva una piccola, povera e semplice ragazza di appena dodici anni, la matrigna, costringendola con la forza ad eseguire i suoi voleri, la indirizzava ad una sorgente situata in una valle dove un ruscello serviva da confine tra il territorio di Casale e quello di Teano, quel luogo impervio era frequentato dalla piccola nel freddo rigido dell’inverno e nella calda quanto focosa estate, e anche fino a notte inoltrata, nel buio di un posto dove anche il rumore degli alberi ti lascia immaginare strane e brutte figure.
Poco distante dalla fonte, su una grossa roccia, era dipinta l’immagine di una Madonna, e la piccola, vinta dallo sconforto, mentre le lacrime le bagnavano gli occhi, si rivolgeva alla Mamma celeste con queste parole: “sopporterò fin che potrò la crudeltà di questa donna datami per madre dal beneplacito del vostro divino Figliuolo, ma Voi, che siete la vera Madre di pietà, compatite le mie miserie e date tregua, se vi piace, a tanti tormenti”.
Un giorno accadde che mentre la piccola lavava i panni vide arrivare una bellissima Dama che teneva su un braccio un piccolo bambino e con l’altra mano reggeva una torcia accesa. La dolce signora continuò a raggiungere Antonietta ogni volta che questa era intenta a lavare i panni di notte e, secondo le successive leggende, la esortava dicendo: “bagna e torci…bagna e torci”.
La donna, poi, accompagnava la piccola lungo buona parte del cammino invitandola a sopportare la matrigna e, affinché fosse nota la vicenda, permise a molti di poter vedere la torcia accesa. Dopo diversi incontri la bella Dama disse: “sta pur lieta mia cara figlia, già si avvicina il fine de’ tuoi travagli, perché tra pochi giorni, passando all’altra vita, troverai una eternità di contenti, li quali ti son preparati da questo mio Figlio per la tua lunga pazienza e per la sincera devozione che hai frequentata verso di me. In contraccambio, di un tanto beneficio, voglio che tu dica da mia parte a tutti i tuoi patrioti, che bramo in questo luogo, dove ora è la mia effige, una Chiesa, affinché riverita da quel popolo con più decoro, abbia io maggior motivo di far loro sperimentare gli effetti della mia sovrana protezione”.
Con queste poche parole la bella signora aveva attestato le sue generalità, era la Vergine dipinta sulla roccia e quel bambino che portava in braccio era il suo Divin Figlio.
Il popolo di Casale che aveva visto, nel buio della notte, la torcia accesa accompagnare la piccola per le strade, non ebbe motivo di dubitare del racconto e si mise all’opera per realizzare quanto chiesto dalla Madonna.
Dopo aver tagliato una buona parte della roccia circostante per poter ergervi una Chiesa decise di procedere a scalpellare l’immagine della Vergine dalla roccia dell’apparizione, la sacra raffigurazione fu, poi, sistemata sull’altare maggiore della Chiesetta.
I devoti di Casale, riconoscendo la Vergine come nuova e potente protettrice, decisero di festeggiarne la festa ogni anno il terzo giorno di Pasqua di Resurrezione (martedì dopo Pasqua). Nel corso dei secoli la devozione andò affievolendosi e si perse memoria della “taumaturga” immagine, fin quando, durante i lavori di restauro voluti da Don Struffi (dopo la seconda guerra mondiale), furono rinvenute diverse pitture e il quadro su tufo che raffigura la Madonna delle Grazie.
Il sacerdote ebbe modo di ricordare agli abitanti di Casale l’antico amore verso la Vergine e raccolse, dalle loro mani, gli oggetti in oro, indispensabili per realizzare alla loro Regina una corona.
Il 7 agosto del 1960 con una cerimonia, presieduta dal Cardinale Santiago Luis Copello e concelebrata dai Vescovi di Sessa Aurunca, Capua, Gaeta e Teano, l’immagine della Vergine fu solennemente incoronata.